3 Novembre 2023

Philip Corner in concerto con Agnese Toniutti, 70 anni di composizione per pianoforte. 4 ottobre 2023

Il 4 ottobre 2023 Reggio Emilia ha reso omaggio a Philip Corner, storico artista e musicista Fluxus  ancora attivo, che da decenni ha deciso di vivere nella città. L’artista, che ha festeggiato in aprile i novanta anni, è protagonista di una ricerca musicale non ancora conclusa. Philip Corner è stato l’artista più vicino a Rosanna Chiessi/Pari&Dispari, non solo per vicinanza, ma soprattutto per la grande amicizia. Reggio Emilia tramite la Fondazione I Teatri Reggio Emilia (nell’ambito del Festival Aperto), in collaborazione con i Civici Musei, gli ha reso omaggio il 4 ottobre 2023 con l’organizzazione del concerto “Philip Corner in concerto con Agnese Toniutti, 70 anni di composizione per pianoforte – Philip Corner Plays with Agnese Toniutti, from 70 years of piano work”. Il concerto, della durata di 60 minuti, nella magnifica Sala degli Specchi, ha avuto un grande successo da parte dei numerosi spettatori, amici ed esperti di musica contemporanea ed è stato applaudito con grande partecipazione. L’evento segue la mostra che si è svolta nel periodo maggio-giugno 2023 a Reggio Emilia nella galleria VV8artecontemporanea FLUX MOTUS L’Avanguardia nella città, con l’esposizione di numerose opere dell’artista, oltre ad altre di maestri Fluxus.

Philip Corner e Agnese Toniutti in concerto. Riflessa nello specchio Phoebe Neville (Fotografie Gilberto Bortolotti)

Ivanna Rossi, parte attiva e determinante per la costruzione dell’evento, per l’occasione ha scritto il testo:

Philip sconcerto di Philip Corner e Agnese Toniutti alla Sala degli Specchi, 4 ottobre 2013”

Gli specchi sono pieni di gente che si specchia su altra gente che si specchia su altra gente. Philip e Agnese sono quattro otto sedici trentadue musicisti…
Entrano e si profondono in un inchino davanti al monolito nero lucente che racchiude il Sacro Nulla carico di infinito silenzio rumore pensiero.
I musicisti hanno abiti bianchi e neri come tasti di questo mondo.
L’inchino riconosce il Potere, il pubblico riconosce l’inchino.
Il concerto può finire qui: cominciando.
Gli applausi si rispecchiano all’infinito.
Fare musica è ascoltare il suono goccia a goccia. Cogliere una nota con un dito, seguirne la coda nell’aria. Ogni nota manda una scia di borotalco luminoso. Un bouquet di note, poche.
Il dito resta teso nel riverbero sonoro, si abbassa in silenzio, dubbioso di aver preteso troppo, o poco e niente.
Agnese graziosamente rovista tra le note, cerca qualcosa che punga. Rovista con delicatezza, prova, scarta, tralascia. Le note cadono con code vibranti, con strascichi setosi e cangianti.
Ecco ha trovato: una nota interrogativa, un punto interrogativo sottile e appuntito, di cristallo. E’ una nota in why.
La prova: sì, va bene è una nota impavida, capace di fronteggiare il Tabernacolo d’ogni spavento.
Osa: why?
La Forza risponde dall’Alto con voce bassa continua pervasiva.
Pensi: adesso calpesta il why importuno, lo fa tacere.
No, non succede, il why allora saltella importuno inopportuno e cristallino, reca disturbo al motore immobile che lo sovrasta con un suono che non tramonta e non muta.
Why?
Risponde il suono pastoso di un respiro grave, di un pensiero assorto che fa risalire il sangue rombando fino alla testa.
Why? saltella la domanda cristallina.
Il sacro rombo illumina di tuoni e lampi la cupola del cielo, lo spazio dentro fuori e oltre, e lei, armata della sua indefettibile nota di cristallo, ancora: why?
Lui manda lo stesso identico rombo cavernoso, sempre uguale e diverso, definisce infinitamente paziente lo spazio eterno, oscuro, e lei lo punge: why?
Lui soffia lo stesso identico suono rovente e onnipotente, e lei: why? e ancora: why? Lui romba con spaventosa fermezza che non ammette repliche e non si cura di dare spiegazioni, è così e basta.
Lei insiste, insiste e pungola: why? why?
Da un momento all’altro il rombo schiaccerà il punto di domanda come un insetto. Lo spiaccicherà al suolo, lo zittirà per sempre.
Invece Whhhrom e Whhhrom e Whhhrom, why e why e why, una interrogazione, una non risposta, una danza all’Infinito.
Cade il Silenzio. Chi si è arreso per primo? Non lei, non Lui.
In scena c’è un piccolo piano toys fuori luogo, ridente, pronipote della maestà del meraviglioso Stanway.
Dove solleticarlo? Dove picchiettarlo? come fargli dire quel che sa?
Philip lo saggia con la sua bacchetta: sì, toccato di sopra il pianotoys dà un suono sordo; se lo batti sui tasti fa uno stridìo; se l’accarezzi sul fianco è capace solo di un banale fruscio.
Se la bacchetta capita in un angolo della tastiera, ecco che spingendo e frullando si produce un trillo gioioso: ah! si trova lì il bandolo della musica! Sta lì, invisibile, raggomitolata stretta.
Come in Spoon River, qui detto Crostolo, Philip fu sorpreso dai suoi novant’anni ma con la vita avrebbe ancora giocato…
Agnese si siede a suonare scalpitando, con scatti del corpo, delle gambe e delle dita: appare un centauro musicale, un Monstrum con cinque gambe e una coda. Non sa ancora cosa dire.
Quando si siede Philip, manda guai: “Guai a voi!”
L’avvertimento fende a zig zag un bosco di note in salita. Il suono cade rotto, gelato, tagliato improvvisamente in modo netto. Affettato.
Insiste, sbuccia il suono con un colpo preciso; lascia nel bosco una segatura sonora.
Saltella nell’aria, è già un altro giorno.
Creature selvatiche veloci passano veloci tra sgranature di suoni con inclinazioni diverse. Dall’alto cade l’eco luminosa di un suono non finito. Infinito.
Una danza a volo radente attraversa piano piano la sala, sotto voce, al battito di una formazione di oche, tranquille. La musica green è un omaggio alla dolce Phoebe dai capelli verdi, che sa sempre dove andare. Le oche sposate bianche se ne vanno lente a due a due dalla sala, obbediscono all’invito di andarsene senza voltarsi, che ormai basta, cos’altro c’è da dire e non dire?
Gli applausi si rispecchiano tutt’intorno affettuosamente, ancora da prima.
Ivanna Rossi

Philip Corner, Gilberto Bortolotti e Danila, Luca Giovanardi, Tiberio Catellani e sorella, Pheobe Neville (Fotografie G. Bortolotti) 

Philip Corner, toy piano (fotografie Alberto Soncini)

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VIDEO 

Comunicato stampa, programma e curriculum a cura della Fondazione I Teatri Reggio Emilia

Philip Corner in concerto con Agnese Toniutti, 70 anni di composizioni per pianoforte


Programma

A Reverence to the Piano (Un omaggio al pianoforte) (1970)

One Note Once (Una volta una nota) (1971)

Etincelles (Scintille) (1956)

  1. solo Philip – 8. duo – 7. solo Agnese – 3. solo Philip 6. duo

The Art of No-Art (L’Arte della Non-Arte) (2019-2022)

  1. solo Philip/Agnese – 2. solo Philip – 170. “Inno a Erzulie” solo Agnese

Toy Piano duo (2012)

NoArtNoMindNoMusicYES (NoArteNoMenteNoMusicaSI) (2023)

2 solos by Agnese 1&11

X3 Philip solo

Xx17 duo

Philip Corner, compositore e musicista statunitense, ma anche pittore, performer calligrafo e soprattutto artista, con i suoi interventi performativi e visivi è stato uno dei promotori del movimento Fluxus sulla scena dell’arte internazionale. Una parte importante della sua crescita è la “creatività istantanea” dell’improvvisazione, di cui si possono sentire tracce in alcuni pezzi di questo programma. Ad accompagnarlo Agnese Toniutti, pianista specializzata nel repertorio contemporaneo e del Novecento.

 Philip Corner

Philip Corner è nato nel Bronx, a New York City, USA, il 10 aprile 1933. Sebbene non abbia iniziato gli studi musicali prima dei tredici anni, ha sempre mostrato un’inclinazione creativa. Pur non essendo un virtuoso del pianoforte, ha suonato i suoi lavori e quelli di altri compositori in numerosi concerti di musica contemporanea. Ha studiato anche trombone e più tardi corno alpino. Nell’ambito dell’educazione musicale classica le sue preferenze andavano al passato antico, con una passione per il periodo medievale che non l’ha mai abbandonato. Allo stesso tempo è stato attratto fin da principio dalle innovazioni della musica contemporanea, che ha assimilato all’interno delle sue composizioni. Aperto ad altri generi musicali, ha imparato anche dalla musica folk e dal jazz.

Le incisioni di World Music gli aprirono ulteriormente le orecchie, portandolo in seguito a un contatto diretto con la musica tradizionale della Corea e con le orchestre gamelan giavanesi, principali stimoli alla sua creatività. Tuttavia, con l’eccezione di due anni a Parigi al Conservatoire con Messiaen (la cui profonda influenza emerge dai lavori protominimalisti del 1956, all’inizio di questo concerto), tutta la sua educazione ortodossa si è svolta nella città di New York, culminando con un Master of Arts alla Columbia University.

La presenza di un forte elemento strutturale nelle sue partiture musicali l’ha avvicinato all’arte visiva. Ha quindi lavorato con editori e collezionisti italiani come Francesco Conz (Asolo & Verona), Rosanna Chiessi (Cavriago) e Gino di Maggio (Milano) ancor prima di stabilire definitivamente la sua residenza a Reggio Emilia nel 1992. In seguito la sua maggior sostenitrice è stata Caterina Gualco della Galleria Unimediamodern di Genova, che tuttora lo rappresenta professionalmente. Le sue opere si possono trovare in collezioni come quella di Villa Croce a Genova e più recentemente la Collezione Gracci a Mantova, compresa un’opera ora al Museo Civico di Reggio Emilia. Una collezione delle sue opere visive è attualmente in allestimento ad Albinea, con il titolo di parcoPHILOpark.

Una parte importante della sua crescita creativa è la “creatività istantanea” dell’improvvisazione, di cui si possono sentire le tracce in alcuni pezzi di questo programma. E il suo contributo alla vita musicale della città verrà sicuramente ricordato dalla performance del 2005 di One Note More Than Once, interpretata dagli studenti dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Peri-Merulo al Teatro Valli.

La recente collaborazione con la pianista Agnese Toniutti include composizioni scritte per lei, come (naturalmente) uno spazio per il suo personale contributo creativo. Alcuni di questi lavori sono stati pubblicati su dischi, tra cui quello per l’etichetta Neuma Records negli Stati Uniti.

Agnese Toniutti

Agnese Toniutti si dedica all’esplorazione del repertorio pianistico contemporaneo e del Novecento. Il suo interesse si rivolge in particolare al ruolo del suono nella composizione, e al legame complementare tra composizione e improvvisazione.

Conosce Philip Corner mentre approfondisce i movimenti artistici degli anni Settanta, e da quel momento inserisce regolarmente le sue composizioni, stimolanti sfide per l’esecutore, in repertorio. Alcune di queste interpretazioni sono pubblicate dall’etichetta americana Neuma Records (Subtle Matters, 2021) e dalla belga Sub Rosa (Fluxus&Neo Fluxus – Stolen Symphony, 2023).

Altri compositori spesso eseguiti nei suoi recital sono Giacinto Scelsi, Giancarlo Cardini, John Cage, Lucia Dlugoszewski, presenti anche nelle sue pubblicazioni discografiche e nei suoi lavori di ricerca.

Affascinata dall’esplorazione delle possibilità timbriche del pianoforte, viene spesso coinvolta in collaborazioni artistiche trasversali. Tra i recenti progetti la composizione delle musiche per l’installazione multimediale The moon is full but is not the moon (Lussemburgo, 2022) con gli artisti G. De Marco, K. Pernar e A. Mircev, l’incisione dell’integrale delle Sonatas & Interludes per pianoforte preparato di John Cage (Neuma Records, 2023) e il progetto Ludic Inventions, con i compositori e video-artisti C. Riley, K. Dirse, S. Covarrubias, in prima esecuzione nel Regno Unito a ottobre 2023. Si è esibita come solista e camerista in diversi festival internazionali in Italia, Europa e Stati Uniti.

 

 

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