2 Novembre 2019

Berlino 30 anni fa, Rosanna Chiessi e Ivanna Rossi

Nell’aprile del 1990, 5 mesi dopo la caduta del Muro di Berlino, Rosanna Chiessi ed Ivanna Rossi visitano Berlino, ospiti dell’amica artista Margaret Raspè, che dagli anni ’70 collabora e crea opere con Pari&Dispari. Rosanna, come suo solito, scatta foto e coglie gli aspetti che maggiormente caratterizzano Berlino in quei mesi, il muro sbrecciato, i curiosi, i venditori di muro, di divise, gli edifici e i caseggiati rimasti fermi nel tempo e i moderni supermercati occidentali pieni di cibo….Visitano la grande mostra di Nam Yune Paik, successiva a quella primaverile dello stesso anno di Reggio Emilia, dedicata all’artista coreano >>vedi il video<<. Rosanna Chiessi  ha già mostrato attenzione per i clamorosi eventi di Berlino con la produzione dell’edizione del 1989 10 Lettere da Berlino di Ann Noël  in cui l’artista, che vive a Berlino con il marito Emmett Williams,  racconta in 10 lettere inviate ad amici ed artisti, nel periodo 8 – 30 novembre 1989, le vicende di quei giorni fenomenali, intrecciando notizie personali con gli eventi politici che coinvolgono Berlino. Le lettere, eccezionali testimonianze di storia, arte e vita quotidiana, sono raccolte in un’edizione Pari&Dispari, 1989, Cavriago,  in 30 esemplari, carta a mano, realizzata nel laboratorio di Rosanna Chiessi.

Ivanna Rossi, a distanza di 30 anni, ricorda il viaggio illustrato da fotografie di Rosanna Chiessi

Berlino, di Ivanna Rossi

Poter sbirciare aldilà attraverso la breccia nel Muro è stato un momento forte, come mettere il naso oltre un taglio di Fontana. A Reggio Emilia, dove si festeggiava ogni anno la Rivoluzione d’Ottobre nel palazzo del PCI, la cultura dell’Impero Sovietico non era né misteriosa né particolarmente affascinante. Andavamo a Mosca quando ci pareva, eravamo sazi di realismo socialista, il Bolshoi Ballet era di casa al nostro teatro Municipale. E tuttavia Berlino era Berlino, alla periferia di due imperi, che vivevano tempi diversi.
Quando nel 1989 venne abbattuto il Muro, Rosanna non stava nella pelle per la voglia di andare a controllare di persona la temperatura che c’era in città, e le performances che avvenivano ai piedi del mostruoso manufatto coperto di scritte e pitture. Voleva anche essere presente alla grande mostra di Nam Yune Paik, un artista coreano che lei rappresentava in Italia. In aprile, pochi mesi dopo le grandi manifestazioni di popolo e l’abbattimento del muro, siamo state ospiti di Margaret Raspè, artista verde e film maker che ce l’aveva particolarmente coi fiumi inquinati. Margaret era spesso presente a Cavriago con performances di fiori, video e fosforescenze nella notte. Fermento ce n’era, come succede in caso di macerie e di voglia di ricominciare, vedi la Ruine der Kunste, edificio crivellato dalle mitraglie ancor’oggi tenuto come reperto. Vedi i pezzi di Muro abbattuto venduti ai turisti con tanto di certificato, per non dire delle divise dell’Armata Rossa a prezzi stracciati. C’era soprattutto un’aspettativa palpabile, un’attesa epocale per gli effetti culturali dello sdoganamento di quel pezzo di Occidente a lungo segregato, pronto a esplodere in chissà quali fuochi artificiali. Un disagio lo provocavano tutti quei nuovi cittadini finalmente liberi di circolare, ci raccontava Margaret: oltre al desiderio di libertà, avevano anche una irresistibile voglia di banane. Arrivavano sulla loro Trabant alla mattina presto, se le accaparravano tutte. La libertà aveva per loro quel sapore paradisiaco. Per l’arte nuova c’era un po’ da aspettare. Un po’ di fiato! Così abbiamo fatto un turismo del cuore ai mitici musei della Museum Insel, che finalmente tornavano ad essere un po’ cosa nostra; e alla gastronomia del KaDeWe, dove fiorivano rose meravigliose, in lardo bianco come marmo di Carrara.  

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